It’s not the musician who should learn how to play; it’s the listener who should learn how to listen

Bata, Dule e Milos sono tre ragazzi belgradesi che condividono, tra altre cose, due grandi obiettivi tra loro connessi: conquistare il diritto ad un’esistenza piena e significativa in una società che discrimina e stigmatizza la disabilità mentale, ed esercitare la libertà di esprimere se stessi attraverso la musica come attività performativa e socializzante. Ospitati dal centro culturale indipendente Matrijaršija, i tre ragazzi hanno dato vita da anni ai Bitlsti, una band con la quale non di rado si esibiscono anche dal vivo e in tour. Partendo dall’esperienza del progetto di cooperazione internazionale “A special life”, tra il 2016 e il 2017, hanno collaborato con lo psicologo Paolo Azzolini alla realizzazione di un workshop strutturato, mirato a valorizzare l’importanza che l’esperienza musicale, quale luogo di incontro e di scambio, può avere per le persone con disabilità mentale e non solo. Il workshop, basato su principi di un modello di disabilità che si potrebbe definire “etnografico”, è risultato in un processo generativo di produzione musicale e partecipazione sociale.

“The fundamental nature and meaning of music are not in objects, not in musical works at all, but in action, in what people do. It is only by understanding what people do as they take part in a musical act that we can hope to understand its nature and the function it fulfills in human life. The act of musicking establishes in the place where it is happening - a set of relationships, and it is in those relationships that the meaning of the act lies”
— Christopher Small