“If you met one individual with autism, you’ve met one individual with autism” (Stephen Shore)

“I'm Nobody! Who are you?” È il verso di apertura di una poesia di Emily Dickinson, che Ivana, madre single di Sara, ha incollato sui gradini della loro nuova casa a Sheffield, nel South Yorkshire. In questo piccolo appartamento su due livelli messo a disposizione dai servizi sociali inglesi, Ivana e Sara si sono trasferite da poco più di anno, dopo innumerevoli peripezie burocratiche successive al trasferimento dalla Serbia, dove Sara è nata e cresciuta: a differenza di quello serbo, il sistema sociale dell’Inghilterra, paese di origine della nonna di Sara, le assicura maggiore sostegno economico, assistenza individuale e la possibilità di frequentare centri diurni attrezzati. Sheffield, nonostante il clima uggioso, sembra quasi il posto ideale per loro, che adorano trascorrere buona parte del proprio tempo camminando per parchi e foreste: è da tempo, da quando a Sara è stato diagnosticato l’autismo, che lei e Ivana dirigono i propri passi lungo sentieri impervi, quasi in un costante viaggio interiore, prima alla ricerca di “una cura”, poi, finalmente, solo alla ricerca di amore e consapevolezza.

Sara. Sara è caos. Un fiume di parole che inizia a sgorgare in modo incerto al mattino, per poi prendere forza, senza quasi mai arrestarsi, durante tutto l’arco della giornata. Sara parla di molte cose, spesso le stesse, chiede incessantemente che numero di scarpe porti, quando è il tuo compleanno, quando è il compleanno di sua madre, di sua nonna, di tutti i suoi amici, quanti anni hanno tutti e chi è più grande o piccolo di chi altro. Ha una passione smodata per i film Disney, per Hannah Montana e per i puzzle, per il rosa in generale, un particolarissimo concetto di pulizia personale e un rapporto con il cibo abbastanza problematico. Ha delle ossessioni-compulsioni, che vanno dal semplice atto di parlare, parlare, parlare, allo spruzzarsi profumo in quantità industriali, al tagliare sminuzzandole in parti infinitesimali carote, cipolle, patate, e tutto il necessario per cucinare zuppe o frappè. Come è possibile parlare di Sara senza parlare del suo autismo? Forse non è possibile e forse non ha neanche senso. Questo è l’autismo di Sara, frustrante e stancante, per chi le sta intorno, ma, soprattutto, per se stessa. Ma questa è anche Sara: la sua forza, la sua capacità di sentire e amare a suo modo gli altri e il mondo intorno a sé, nonostante il caos, la sua battaglia quotidiana per il diritto ad esercitare la propria luminosa, e pura, gioia di vivere.